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una regolar quantità di grano per servir di fondo alla carità Ecclesiastica, e le persone di ambidue i sessi, che abbracciavano la vita Monastica, divenivano i favoriti speciali del Sovrano. I tempj Cristiani d’Antiochia, d’Alessandria, di Gerusalemme, di Costantinopoli ec. dimostrano l’ostentata pietà di un Principe, ambizioso nella sua vecchiezza d’uguagliare le opere perfette dell’Antichità1. La forma di questi religiosi edifici era semplice e bislunga, quantunque potessero alle volte sorgere in figura di cupola, ed alle volte dividersi in forma di croce. Il legname per lo più era di cedri del Libano; il tetto era coperto di tegoli, forse di rame dorato; le mura, le colonne, ed il pavimento erano incrostati di varie sorti di marmi. Eran profusamente consacrati al servizio dell’Altare i più preziosi ornati d’oro e d’argento, di seta e di gemme; e tale speciosa magnificenza era sostenuta dalla solida e perpetua base di stabili possessioni. Nella spazio di due secoli, dal regno di Costantino fino a quello di Giustiniano, i frequenti ed inalienabili donativi de’ Principi e del Popolo arricchirono le mille ottocento Chiese dell’Impero. Può ragionevolmente assegnarsi un’annuale rendita di seicento lire sterline a que’ Vescovi ch’erano in mezzo tra i ricchi ed

  1. Eusebio Hist. Eccles. l. X. c. 2, 3, 4. Il Vescovo di Cesarea, che studiava e secondava il genio del suo Signore, pronunciò in pubblico un’elaborata descrizione della Chiesa di Gerusalemme. (in vit. Const. l. IV. c. 46) Questa non esiste più, ma egli ha inserito nella vita di Costantino (l. III. c. 36) un breve ragguaglio dell’architettura e degli ornamenti di essa. In simil guisa fa menzione della Chiesa de’ Santi Apostoli a Costantinopoli (l. IV. c. 59).