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98 storia della decadenza

minato in Roma e in Costantinopoli. Tutti i Cristiani, che avevano accettato per la liturgia la lingua greca o latina ammisero le istesse idee, o piuttosto ripeterono le parole medesime. Il numero loro e la fama che avevano a quei giorni davano ad essi una specie di diritto al soprannome di Cattolici; ma nell’Oriente erano distinti col nome meno onorevole di Melchisti o Realisti1, cioè d’uomini la Fede dei quali invece di posare sulla base della Scrittura, della ragione, o della tradizione, era stata fondata, ed era tuttavia mantenuta dal poter arbitrario d’un monarca temporale. Poteano i loro avversari citar le parole de’ Padri del Concilio di Costantinopoli, i

    e del primo Concilio di Laterano contro i Monoteliti (Concil. t. VII, pag. 597 etc.), Teodoro, monaco di Tarso in Cilicia, era stato nominato da Papa Vitaliano primate della Brettagna (A. D. 668); Vedi Baronio e Pagi che ne lodano il suo sapere e la pietà, ma diffidano del suo carattere nazionale; ne quid contrarium veritatis fidei, graecorum more in Ecclesiam cui praeesset, introduceret. Il monaco di Cilicia fu mandato da Roma a Cantorbery accompagnato da una guida affricana (Beda, Hist. eccles. Anglorum, l. IV, c. 1). Egli aderì alla Dottrina romana; e lo stesso domma dell’Incarnazione si è trasmesso senza cangiamento da Teodoro ai primati dei tempi moderni, che dottati di più sodo giudizio, s’imbarazzano, cred’io, rare volte dei labirinti di quel astratto Mistero.

  1. Pare che questo nome ignoto, sino al decimo secolo, sia di origine siriaca. Fu inventato dai Giacobiti, e con ardore accolto dai Nestoriani e dai Musulmani; ma i Cattolici lo accettarono senza rossore, e sovente si trova negli Annali di Eutichio (Assemani, Biblioth. orient. t. II, p. 507, etc. t. III, pag. 355; Renaudot Hist. patriar. Alexan. pag. 119). °Hμεῖς δοῦλοι τοῦ βασιλέως, noi siam sudditi del re„, fu l’acclamazion dei Padri di Costantinopoli (Concil. t. VII, p. 765).