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poesia e della dialettica. La favella depravata e il falso saper dei Greci infettavano l’Armenia e l’Abissinia; e i barbari idiomi di quelle contrade, che poi rivissero negli studii dell’Europa moderna, non erano intelligibili per gli abitanti dell’Impero romano. Il siriaco e il cofto, l’armeno e l’etiopico sono consecrati nelle liturgie delle Chiese rispettive; e la lor teologia possiede versioni speciali1, scritture ed opere di quei Padri, la cui dottrina fece maggior fortuna colà. Dopo uno spazio di mille trecento sessant’anni, l’incendio della controversia suscitato da prima con una predica da Nestorio, arde tuttavia in fondo all’Oriente, e le comunioni nemiche mantengono sempre la fede e la disciplina dei fondatori. Nella più abbietta condizione d’ignoranza, di povertà e di servitù, i Nestoriani, e i Monofisiti negano la primazia spirituale di Roma, e sanno buon grado alla tolleranza de’ Turchi, che permettono ad essi di scomunicare da un lato S. Cirillo e il Concilio d’Efeso, dall’altro Papa Leone e il Concilio di Calcedonia. L’aver essi contribuito al tracollo dell’Impero d’Oriente vuol pure qualche narrativa particolare. Il lettore potrà dare con piacere un’occhiata 1. ai Nestoriani, 2. ai Giacobiti2 3. ai Maroniti 4. agli Armeni 5. ai Cofti

  1. Io non velerò la mia ignoranza sotto i manti di Simone, di Walton, di Mill, di Wetstein, d’Assemani, di Lodolfo, o di La Croze da me diligentemente consultati. Pare 1. non esser certo, che noi oggi abbiamo nella primiera integrità versione veruna di quelle decantate dai Padri della Chiesa; 2. la version siriaca esser quella, che sembra aver più titoli d’autenticità, e che per confession delle Sette d’Oriente è più antica del loro scisma.
  2. In ciò, che riguarda i Monofisiti e i Nestoriani io debbo