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124 storia della decadenza

cesimo secolo sulle frontiere della Cilicia fondarono una Monarchia momentanea, erano i protetti de’ Latini, e i vassalli del Soldano turco che dava leggi in Iconio. Non si permise lungamente a questa nazione abbandonata di goder la quiete della servitù. Dai primi tempi della sua storia sino al giorno d’oggi è stata l’Armenia il teatro d’una guerra perpetua. La crudele politica dei Sofì ha spopolate le terre fra Tauride ed Erivan; e famiglie cristiane a migliaia furono trapiantate nelle province più rimote della Persia a perire o a moltiplicare colà. Sotto la verga dell’oppressione sta imperterrito e fervido lo zelo degli Armeni; sovente preferirono la corona del martirio al turbante di Maometto: piamente detestano l’errore e l’idolatria de’ Greci, ed è tanto vera la loro unione effimera coi Latini, quanto il computo di mille Vescovi dal lor Patriarca condotti al piede del Pontefice romano1. Il Cattolico o Patriarca degli Armeni risede del monastero di Ekmiasin, tre leghe lontano da Erivan. Son da lui ordinati quarantasette Arcivescovi, ognuno de’ quali ha quattro o cinque suffraganei, ma per la maggior parte non sono che prelati titolari, che colla presenza e col servigio danno risalto alla semplice pompa della sua Corte. Come hanno adempiuto agli uffici ecclesiastici attendono a coltivare il giardino, e farà meraviglia ai nostri Vescovi l’intendere, che in proporzione

  1. Vedi un fatto notabile del dodicesimo secolo nell’istoria di Niceta Coniate (p. 258). Nonostante, tre secoli prima Fozio (epist. II, p. 49 edit. Montacul) s’era fatto una gloria della conversion degli Armeni λατρεύει σήμερον ὀρθοδοξως, oggi il culto è ortodosso.