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138 storia della decadenza

fatto d’ottenere un sussidio di soldatesche europee. Dopo quarant’anni di pazienza e di destrezza furono da tanto che trovarono chi prestò più facile orecchia, e valsero a persuadere a due Imperatori d’Abissinia che Roma poteva fare in questo Mondo e nell’altro la felicità de’ suoi aderenti. Il primo di que’ re neofiti perdè la corona e la vita, e fu santificato l’esercito ribelle dall’Abuna, il quale fulminò d’anatemi l’apostata, e sciolse i sudditi dal giuramento di fedeltà. Zadengher fu vendicato dal coraggio e dalla fortuna di Susneo, che salì al trono col nome di Segued, e che proseguì più vigorosamente la devota impresa del suo congiunto. L’Imperatore dopo essersi divertito in una lotta d’argomentazioni fra i gesuiti e i suoi sacerdoti inesperti, si dichiarò proselita del Concilio di Calcedonia; credendo che il suo clero, e il suo popolo avrebbero immediatamente abbracciata la religione del principe. [A. D. 1626] Ordinò poco dopo sotto pena di morte che si credesse alle due Nature di Cristo: ingiunse agli Abissinii di passare la giornata del Sabato o in lavori, o in divertimenti; e Segued, al cospetto dell’Europa e dell’Affrica, rinunciò ad ogni vincolo che aveva colla Chiesa d’Alessandria. Un gesuita, Alfonso Mendez, Patriarca cattolico dell’Etiopia, ricevette in nome d’Urbano VIII l’omaggio e l’abiura del suo penitente. „Io confesso, disse l’Imperator ginocchione, confesso che il Papa è il vicario di Gesù Cristo, il successore di San Pietro, il sovrano del Mondo; gli giuro verace obbedienza, e

    (Ludolfo, Comment. n. 126; p. 529), e queste asserzioni debbono conservarsi come preziosi antidoti a tutte le leggende maravigliose.