Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/19

Da Wikisource.

dell'impero romano cap xlvii. 13

loro credenza. Giuseppe, ben certo della propria castità, formò sospetti assai naturali nel caso; ma poi avvisato in sogno essere la gravidanza della sposa un'opera dello Spirito Santo, sgombrò dall'animo ogni inquietudine: e poichè non aveva potuto lo Storico osservare co' propri occhi quel miracolo domestico, convien credere che ascoltato egli abbia in tal occasione la voce, che dettò ad Isaia il vaticinio della futura concezione d'una Vergine. Il figlio di una Vergine generata per l'ineffabile opera dello Spirito Santo era un Ente di cui non s'avea mai conosciuto il simile1, nè si poteva a cosa veruna paragonare, poichè in tutte le facoltà della mente e del corpo era superiore a' figli d'Adamo. Dopo che si fu introdotta la filosofia greca, o caldea2, cre-

  1. Certamente l'Uomo-Dio, Gesù Cristo, venuto al mondo per salvar gli uomini, era un Essere da non potersi paragonare con nessun altro, e dava un'idea sublime. Gli Ebrei ed i loro dottori leggevano, ed intendevano materialmente l'Antico Testamento, stavano attaccati al senso letterale, non si elevavano al senso figurato; ecco il loro errore, per cui non potevano riconoscere, nelle divine antiche scritture, le predizioni intorno il futuro divin Redentore, ed i misteri dell'Incarnazione, e dalla Redenzione. Questa ostinazione loro impedì di ravvisare a chiari caratteri il divin Salvatore già predetto da quei libri dei quali erano i depositari, e da quei stessi Profeti ch'essi veneravano; non vollero ciecamente intendere ciò che disse S. Agostino, e dichiararono i Concilii, ed i Teologi, che Novum Testamentum in vetere est figuratum; massima ch'è il fondamento del Cristianesimo. (Nota di N. N.)
  2. Cicerone (Tuscul., l. 1) e Massimo Tirio (Dissert. 16) hanno distrigata la metafisica dell'anima dal guazzabuglio del dialogo talvolta dilettevole, ma spesso imbrogliato, del Fedro, del Fedone, e delle leggi di Platone.