Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/61

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dell'impero romano cap xlvii. 55

mentarono il nemico di Cristo e di S. Cirillo; e l’eretico ora fu trascinato sui confini dell’Etiopia ora richiamato da quel nuovo esilio, sino a tanto che, sfinito già dalla vecchiezza, non potè più resistere alle fatiche, e agli accidenti di tanti viaggi. Nondimeno il suo spirito si serbava tuttavia fermo e independente: le sue lettere pastorali intimorirono il presidente della Tebaide; sopravvisse al Tiranno cattolico d’Alessandria; e già il Concilio di Calcedonia, sentendo pietà d’un esilio di sedici anni, stava per rimetterlo negli onori, o nella comunione almeno della Chiesa. Era chiamato colà, e con gioia s’apparecchiava ad obbedire, quando il prevenne la morte1. Dalla qualità della sua malattia nacque l’odiosa ciancia, che la sua lingua, organo delle sue bestemmie, fosse mangiata dai vermi. Fu sepolto in una città dell’Alto Egitto, conosciuta sotto il nome di Chemnis, o Panopoli, o Akmim2; ma non cessò

  1. L’invito che chiamava Nestorio al Sinodo di Calcedonia, è riportato da Zaccaria, vescovo di Malta (Evagr. l. II, c. 2. Assemani, Bibl. orient. t. II, p. 55), e dal famoso Senaia o Filosseno, vescovo di Ieropoli (Asseman, Bibl. orient. t. II, p. 40 ec.), negato poi da Evagrio ed Assemani, o fortemente sostenuto da La Croze (Thesaur. Epist. tom. III, p. 181, ec.). Il fatto non è inverosimile; ma importava ai Monofisiti a spargere questa voce ingiuriosa. Eutichio (t. II, pag. 12) ne assicura, che Nestorio morì dopo un esilio di sett’anni, e per conseguente dieci anni prima del Concilio di Calcedonia.
  2. Si consulti d’Anville (Mém. sur l’Egypte, p. 191), Pocock (Description de l’Orient, vol. I, p. 76), Abulfeda (Descriptio Aegypt., p. 14). Vedasi pure Michaelis, suo commentatore (Not. p. 78-83), e il Geografo di Nubia (p. 42), il quale cita nel dodicesimo secolo le ruine e le canne da zucchero di Akmim.