Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/68

Da Wikisource.
62 storia della decadenza

rono la regola di fede1. La lor determinazione, ben combinata a favore d’una delle parti fu almeno da tanto che impose silenzio a schiamazzi e ad imprecazioni sconvenevoli alla gravità episcopale; ma, in forza d’un’accusa formale de’ Legati, fu astretto Dioscoro a discendere dal suo posto, e a far la figura d’un reo già condannato nella opinione dei suoi giudici. Gli Orientali, meno avversi a Nestorio che a San Cirillo, accolsero i Romani come liberatori: la Tracia, il Ponto e l’Asia fremevano contro l’uccisor di Flaviano, e i nuovi Patriarchi di Costantinopoli e d’Antiochia si assicurarono la propria sede sacrificando il lor benefattore. Alla dottrina di San Cirillo aderivano i Vescovi della Palestina, della Macedonia e della Grecia; ma in mezzo alle assemblee del Sinodo, nel bollore della disputa passarono i Capi col lor seguito obbediente dall’ala destra alla sinistra, e colla loro diffalta decisero la vittoria. Di diciassette suffraganei venuti d’Alessandria, quattro s’indussero a mancar di fede al lor patriarca; e gli altri tredici prostratisi colla faccia a terra, implora-

  1. Gli Atti del Concilio di Calcedonia (Conc. t. IV, p. 761-2071), comprendono quelli d’Efeso, (pag. 890-1189), nei quali è pure inserito il Sinodo di Costantinopoli sotto Flaviano (pag. 930-1072): fa d’uopo qualche attenzione per discernere questo doppio inesto. Tutto ciò che si riferisce ad Eutiche, a Flaviano, a Dioscoro vien raccontato da Evagrio (l. I, c. 9-12, e l. II, c. 1, 2, 3, 4), e da Liberato (Prev. c. 11, 12, 13, 14). Io rimando ancora questa volta, e forse per l’ultima alle esatte ricerche di Tillemont (Mém. ecclés. t. XV, p. 479-719). Gli annali del Baronio e del Pagi m’accompagneranno anco più in là nel lungo e penoso viaggio da me intrapreso.