Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/101

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dell'impero romano cap. xxv. 97

manrico, ingrandirono anche gli ambiziosi disegni di lui. Esso invase gli addiacenti paesi del Nord, e dodici considerabili nazioni, delle quali non si possono esattamente definire i nomi ed i limiti, l’una dopo l’altra cederono alla superiorità delle armi Gotiche1. Gli Eruli, che abitavano le pantanose terre vicine alla palude Meotide, eran celebri per la loro forza ed agilità; ed in tutte le guerre dei Barbari veniva con ardore sollecitato, ed altamente stimato l’aiuto della loro infanteria leggiera. Ma lo spirito attivo degli Eruli fu soggiogato dalla lenta e costante perseveranza dei Goti; e dopo una sanguinosa azione in cui restò morto il Re, i residui di quella guerriera tribù divennero un utile aumento all’esercito di Ermanrico. Marciò egli allora contro dei Venedi, non abili nell’uso delle armi, e solo formidabili pel loro numero, i quali occupavano la vasta estensione delle pianure della moderna Polonia. I vittoriosi Goti, che non eran di numero inferiori ad essi, prevalsero nella pugna mercè dei vantaggi decisivi della disciplina e dell’esercizio. Dopo d’aver sottomesso i Venedi, s’avanzò il conquistatore senza alcuna resistenza fino ai confini degli Estj2, antico popolo, di cui tuttavia conservasi il

  1. Il Buat (Hist. des Peuples de l’Eur. Tom. VI. p. 311, 329) va investigando, con maggiore industria che effetto, le nazioni domate dalle armi d’Ermanrico. Ei nega l’esistenza dei Vasinobronci, per causa dell’eccessiva lunghezza del loro nome. Eppure l’Inviato Francese a Ratisbona o a Dresda deve aver traversato il paese dei Mediomatrici.
  2. L’edizione di Grozio (Jornandes p. 642) porta il nome di Aestri. Ma la ragione ed il MS. Ambrosiano hanno