Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/110

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106 storia della decadenza

sarebbe stata sicura, se i Quadi ed i Sarmati si fossero speditamente avanzati, mentre i Magistrati del popolo erano in una generale costernazione. Il loro indugio concesse a Probo, Prefetto del Pretorio, tempo abbastanza di riprendere animo egli stesso, e di ravvivare il coraggio dei cittadini. Egli abilmente diresse i loro valorosi sforzi per riparare e fortificare le cadenti muraglie; e procurò l’opportuna ed efficace assistenza d’una compagnia di arcieri, per proteggere la capitale delle Province Illiriche. Sconcertati nei tentativi, che fecero contro le mura di Sirmio, gli irritati Barbari voltaron le armi contro il Generale della frontiera, al quale ingiustamente attribuivano la morte del loro Re. Non poteva Equizio mettere in campo che due legioni; ma contenevano esse il veterano vigore delle truppe Mesie e Pannonie. La ostinazione con cui disputaron fra loro i vani onori della precedenza e del grado, fu causa della lor distruzione; e mentre agivano con forze separate e con differenti disegni, sorprese furono e trucidate dall’operoso vigore della Sarmata cavalleria. Il buon successo di quest’invasione provocò l’emulazione delle confinanti tribù; e si sarebbe infallibilmente perduta la Provincia della Mesia, se il giovane Teodosio, Duce o militar Comandante della frontiera, non avesse, nella disfatta del pubblico nemico, segnalato un intrepido genio, degno dell’illustre suo padre e della sua futura grandezza1.

[A. D. 375] Lo spirito di Valentiniano, che allora risedeva in

  1. Ammiano (XXIX. 6) e Zosimo (l. IV. p. 119 220) notano esattamente l’origine ed il progresso della guerra dei Quadi e de’ Sarmati.