Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/129

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vedove1, che quella vergine inerendo al racconto dello stesso Palladio doveva essere allora non di venti anni, ma quasi quadragenaria, e che finalmente brevissima e transitoria dovette essere la dimora del S. Arcivescovo presso di lei, essendo fuor di ogni dubbio, che egli visse nel deserto presso a sei anni, e che intruso appena Giorgio di Cappadocia nella sua sede, sotto pretesto di andare in traccia di lui, furono saccheggiate le case, ed aperte perfino le sepolture; e le vergini, altre svelte dalle braccia dei genitori, altre insultate per le pubbliche vie di Alessandria (Athan. ad solit. p. 849. a 53.)? Or come persuadersi, che fosse dalla sfrenata licenza di mal credenti soldati rispettata la casa di colei, che descrivesi come un prodigio di bellezza notissimo? Il Sig. Gibbon però, tacendo tutto questo, chiude la sua narrazione con asserire senz’altra testimonianza, fuor di quella del suo capriccio, che nel tempo della sua persecuzione ed esilio, Atanasio replicò sovente le sue visite alla bella e fedele amica2.

Almeno il Sig. Gibbon contentandosi di calunniare così audacemente nella condotta morale il grande ed immortale Atanasio, lo risparmiasse nella credenza! Ma no: Atanasio, secondo lui, difese più di vent’anni il Sabellianismo di Marcello di Ancira, ed il Petavio dopo un lungo ed accurato esame ha pronunziato con ripugnanza la condanna di Marcello. Io confesso, che il Petavio3 enumera vari Scrittori gravissimi del secolo di Marcello,

  1. Vedi Hermant Vie de S. Athanas.
  2. Vedi Baron. ad an. 356. n. 85. Tillemont Tom. VIII. N. 74. Fleury l. 13. n. 32.
  3. L. I. c'. XIII. de Trin. §. 6.