Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/17

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dell'impero romano cap. xxv. 13

aveva golosamente mangiati la sera. Secondo altri, fu soffocato nel sonno dal vapore del carbone, cui trasse dalle muraglie della camera la dannosa umidità d’un intonaco fresco1. Ma la mancanza di una regolare inquisizione intorno alla morte di un Principe, il regno e la persona del quale andaron presto in obblio, sembra che fosse la sola circostanza che sostenesse i maliziosi susurri di veleno e di domestico tradimento2. Il corpo di Gioviano fu mandato a Costantinopoli per esser sepolto coi suoi predecessori; ed incontrossi per via la mesta processione da Carito sua moglie, figlia del Conte Luciliano, che tuttavia piangeva la recente morte del padre, e s’affrettava ad asciugare le lacrime fra gli abbracciamenti di un Imperiale marito. Amareggiavasi lo sconcerto ed il dolore di essa dall’ansietà della tenerezza materna. Sei settimane avanti la morte di Gioviano, il piccolo suo figlio era stato posto nella sedia curule, adornato del titolo di Nobilissimo, e delle vane insegne del Consolato. Non essendo il real fanciullo, che avea preso dall’avo il nome di Varroniano, consapevole di sua fortuna, la sola gelosia del Governo si rammentava ch’egli era figlio d’un Imperatore. Sedici anni dopo

  1. Vedi Ammiano (XXV. 10.) Eutropio (X. 18.), che potè per avventura trovarsi presente, Girolamo (Tom. I. p. 26. ad Heliodorum), Orosio (VII. 31), Sozomeno (l. VI. c. 6), Zosimo (lib. III. p. 197. 198.) e Zonara (Tom. II. l. XIII. p. 28. 29). Non può sperarsi un perfetto accordo fra loro, nè staremo a discutere le minute differenze che vi si trovano.
  2. Ammiano, dimenticatosi del solito suo candore e buon senso, paragona la morte dell’innocente Gioviano a quella del secondo Affricano, che aveva eccitato i timori e lo sdegno della fazion popolare.