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piego militare o civile; ed il suo carattere non aveva eccitato nel Mondo alcuna viva espettazione. Aveva però una qualità, che molto si valutava da Valentiniano, e che mantenne la pace domestica dell’Impero; vale a dire un grato e rispettoso attaccamento al suo benefattore, di cui Valente umilmente e di buona voglia riconobbe la superiorità, sì nel genio che nel potere, in ogni azione della sua vita1.

[A. D. 364] Prima di dividere le Province dell’Impero, Valentiniano volle riformarne l’amministrazione. Furono invitati ad intentar pubblicamente le loro accuse i sudditi di ogni classe, ch’erano stati oppressi o tribolati nel regno di Giuliano. Il silenzio universale attestò l’irreprensibile integrità del Prefetto Sallustio2; e Valentiniano con le più onorevoli espressioni d’amicizia e di stima rigettò le pressanti sollecitazioni di lui, che gli fosse conceduto di ritirarsi dall’amministrazion dello Stato. Ma tra i favoriti dell’ultimo Imperatore se ne trovarono molti, che avevano abusato della sua credulità o superstizione; e che non potevano più sperare di esser protetti dal favore o dalla giustizia3. Per la maggior parte i Ministri del Pa-

  1. Participem quidem legitimum potestatis; sed in modum apparitoris morigerum, ut progrediens aperiet textus. Ammiano XXVI. 4.
  2. Nonostante la testimonianza di Zonara, di Suida, e della Cronica Pasquale, il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 671.) brama di non dar fede a questi racconti sì vantaggiosi per un Pagano.
  3. Eunapio celebra ed esagera i patimenti di Massimo (p. 82. 83). Egli confessa però che questo Sofista o mago, reo favorito di Giuliano, e personal nemico di Valentiniano, fu rilasciato libero, mediante il pagamento d’una piccola multa.