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sidenza per un tempo a Milano; e l’Imperatore di Oriente tornò a Costantinopoli per assumere il dominio di cinquanta Province, il linguaggio delle quali eragli del tutto ignoto1.

[A. D. 365] Presto fu disturbata la tranquillità dell’Oriente dalla ribellione; e fu minacciato il trono di Valente dagli audaci attentati di un rivale, che non aveva altro merito che una parentela coll’Imperator Giuliano2, e questa era stata l’unico suo delitto. Procopio era stato ad un tratto promosso dall’oscuro posto di Tribuno o di Notaro, al comando di tutto l’esercito della Mesopotamia; la pubblica opinione lo dichiarava già successore di un Principe privo di eredi naturali; ed i suoi amici o avversari propagavano un vano romore, che Giuliano avanti l’altar della Luna a Carre avea privatamente investito Procopio della porpora Imperiale3. Egli procurò, mediante la sua leale e sommessa condotta, di disarmare la gelosia di Gioviano: senza ostacolo dimesse il comando militare; e con la sua moglie e famiglia si ritirò a coltivare l’ampio pa-

  1. Ammiano dice in termini generali, subagrestis ingenii, nec bellicis, nec liberalibus studiis eruditus: Ammiano XXXI. 14. L’oratore Temistio, con l’impertinenza propria di un Greco, desiderò allora per la prima volta di parlar la lingua Latina, dialetto del suo Sovrano, την δὶαλεκτον κρατουσαν; dialetto Imperiale: Orat. VI. pag. 71.
  2. La parola ανεψιος cognatus consobrinus, esprime un grado incerto di parentela, o di consanguinità. Vedi Vales. ad Ammian. XXIII. 3. Forse la madre di Procopio era sorella di Basilina madre dell’Apostata e del Conte Giuliano zio del medesimo. Du Cange Fam. Byzant. p. 49.
  3. Ammiano XXIII. 3. XXIV. 6. Ei fa menzione di tal voce con molta dubbiezza. Susurravit obscurior fama; nemo enim dicti auctor extitit verus. Giova però l’osserva-