Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/403

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dell'impero romano cap. xxviii. 399

l’introduzione di una popolare mitologia, che tendeva a ristabilire il regno del Politeismo1.

IV. Siccome gli oggetti della religione furono appoco appoco ridotti alla misura dell’immaginazione, si introdussero i riti e le cerimonie, che parevano operar più potentemente sui sensi del volgo. Se al principio del quinto secolo2 fossero ad un tratto resuscitati Tertulliano, o Lattanzio3, e veduto avessero la festa di qualche Santo o Martire popolare4, avrebber guardato con sorpresa e con isdegno il profano spettacolo, ch’era succeduto al puro e spiritual culto di una congregazione Cristiana. All’aprirsi delle porte della Chiesa sarebbero essi restati offesi dal fumo dell’incenso, dall’odor dei fiori, e dalla luce delle fiaccole e delle lampade, che sul mezzogiorno spargevano un affettato, superfluo, e, secondo loro, sacrilego lume. Se avvicinati

  1. David Hume (Sagg. vol. 3 p. 474) osserva, come filosofo, il natural flusso e riflusso del Politeismo e del Teismo.
  2. D’Aubignè (Vedi le sue Memorie p. 156-160) francamente offerì, col consenso dei ministri Ugonotti, d’accordare i primi 400 anni per servir di regola della fede. Il Cardinal du Perron chiese quarant’anni di più, che imprudentemente furon concessi. Nessuno però dei due partiti si sarebbe trovato contento di questo folle accordo.
  3. Il culto praticato ed inculcato da Tertulliano e da Lattanzio, è tanto puro e spirituale, che le loro declamazioni contro le cerimonie Pagane alle volte attaccano anche le Giudaiche.
  4. Fausto Manicheo accusa i Cattolici d’idolatria; Vertitis idola in Martyres..... quos votis similibus colitis. Il Beausobre (Hist. Crit. du Manich. Tom. II. p. 629. 700) Protestante, ma filosofo, ha rappresentato con candore e dottrina l’introduzione della Cristiana idolatria nel quarto e nel quinto secolo.