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108 storia della decadenza

posterità1. I servigi di Stilicone son grandi e manifesti; i suoi delitti, siccome sono vagamente esposti nel linguaggio dell’adulazione e dell’odio, sono oscuri almeno ed improbabili. Circa quattro mesi dopo la sua morte fu pubblicato un editto in nome d’Onorio per ristabilire la libera comunicazione dei due Imperj, ch’era stata sì lungamente interrotta dal pubblico nemico2. Il Ministro, la fama e fortuna del quale dipendeva dalla prosperità dello Stato, fu accusato di dare l’Italia ai Barbari, ch’egli aveva più volte vinto a Pollenzia, a Verona, ed avanti le mura di Firenze. Il suo preteso disegno, di porre la corona sul capo al figlio Eucherio, non poteva condursi a fine senza preparativi e senza complici; e l’ambizioso padre non avrebbe sicuramente lasciato il futuro Imperatore fino al ventesimo anno della sua età nell’umile posto di Tribuno dei Notari. Anche la religione di Stilicone fu attaccata dalla malizia del suo rivale. Devotamente si celebrò l’opportuna e quasi miracolosa liberazione dall’applauso del Clero, il quale sosteneva, che la restaurazione degl’Idoli e la persecuzione della Chiesa sarebbe stato il primo passo del Regno d’Eucherio. Il figlio di Stilicone però ora stato educato nel seno

    e di Deuterio, Gran Ciamberlano. Stilicone s’era assicurato della Camera; e fa maraviglia, che sotto un Principe debole tal precauzione non fosse capace di renderlo sicuro.

  1. Sembra, che Orosio (l. VII. c. 38. p. 571, 572) copiasse i falsi e furiosi manifesti, che si sparsero per le Province dalla nuova amministrazione.
  2. Vedi il Cod. Teod. lib. VII. Tit. XVI. leg. I. lib. IX. Tit. XLIII. leg. XXII. Stilicone vien notato col nome di praedo publicus, che impiegava le sue ricchezze ad omnem ditandam inquietandamque Barbariem.