Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/337

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dell'impero romano cap. xxxiii. 331

il suo consenso; ed il prode Costanzo ricevè come un nobile premio delle vittorie, che avea riportate contro i tiranni, dalla mano d’Onorio medesimo, la ripugnante destra della vedova d’Adolfo. Ma terminò lo sua resistenza con la ceremonia delle nozze, nè Placidia ricusò di divenir madre d’Onoria e di Valentiniano III, e d’assumere ed esercitare un assoluto dominio sull’animo del grato di lei marito. Questo generoso soldato, che aveva fin allora diviso il suo tempo fra’ piaceri sociali, ed il militar servizio, apprese nuove lezioni d’ambizione e d’avarizia: egli estorse il titolo d’Augusto; ed il servo d’Onorio fu associato all’Impero dell’Occidente. La morte di Costanzo, nel settimo mese del suo regno, invece di diminuire parve che accrescesse il poter di Placidia; e l’indecente famigliarità1 del fratello, che non era forse che un effetto di puerile affezione, universalmente attribuivasi ad un amore incestuoso. Ad un tratto, per causa d’alcuni bassi intrighi d’un maestro di casa e d’una nutrice, quest’eccessiva tenerezza si convertì in una irreconciliabil contesa: i contrasti dell’Imperatore e della sorella non restarono lungamente nascosti dentro le mura del Palazzo; e siccome i soldati Gotici erano aderenti alla loro Regina, la città di Ravenna fu agitata da san-

  1. Τα συνεχη κατα στομα φιληματα è l’espressione di Olimpiodoro (ap. Photium p. 197), che intende forse di descrivere le stesse carezze, che Maometto faceva alla sua figlia Fatima. Quando (dice il profeta), quando subit mihi desiderium Paradisi, osculor eam et ingero linguam meam in os ejus. Ma questa sensuale dilettazione era giustificata dal miracolo e dal misterio. Tal aneddoto è stato comunicato al Pubblico dal Rev. P. Maracci nella sua versione, e confutazione del Koran Tom. I. p. 39.