Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/37

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dell'impero romano cap. xxix. 31

terribili pei ricchi, le sue notti non erano meno spaventose pei mariti e pei genitori. Si prostituivano le più belle lor mogli e figliole agli abbracciamenti del tiranno; e quindi venivano abbandonate ad una feroce truppa di barbari ed assassini, neri o mulatti, nativi del deserto, che Gildone risguardava come i soli custodi del suo trono. Nella guerra civile fra Teodosio ed Eugenio, il Conte, o piuttosto il Sovrano dell'Affrica, osservò una superba e sospetta neutralità; ricusò d'aiutare alcuna delle parti con truppe o con navi, aspettò la dichiarazione della fortuna, e riservò pel vincitore le vane proteste del suo omaggio. Tali proteste non sarebbero servite a soddisfare il padrone del Mondo Romano, ma la morte di Teodosio, e la debolezza e discordia de' suoi figli confermarono la potenza del Mauritano, il quale, in prova di sua moderazione, si contentò d'astenersi dall'uso del diadema, e di somministrare a Roma il consueto tributo o piuttosto sussidio di grano. In ogni division dell'Impero le cinque Province dell'Affrica erano sempre state assegnate all'Occidente; e Gildone avea consentito di governare quell'esteso paese in nome d'Onorio, ma la cognizione, che aveva del carattere e de' disegni di Stilicone, presto l'impegnarono a prestare omaggio ad un più distante e più debole Sovrano. I ministri d'Arcadio abbracciaron la causa di un perfido ribelle; e la seducente speranza d'aggiungere all'Impero Orientale le copiose città dell'Affrica, li tentò ad arrogarsi un diritto, che non eran capaci di sostenere nè colla ragione, nè colle armi1.

  1. Inque tuam sortem numerosas transtulit urbes. Claudiano (de Bell. Gildonic. 230-324) ha toccato con politica