Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/421

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dell'impero romano cap. xxxv. 415

personale e militare amicizia, che di poi confermarono per mezzo di reciproci doni, di frequenti ambascerie, e dell’educazione di Carpilione, figlio d’Ezio, nel Campo d’Attila. Con le sue speciose proteste di gratitudine, e di volontario attaccamento, poteva il Patrizio mascherare i suoi timori del conquistatore Scita, che stringeva con le innumerabili sue truppe i due Imperi. Si eseguivano però le sue domande, o si eludevano. Quando ei richiese le spoglie d’una città soggiogata, cioè alcuni vasi d’oro, ch’erano stati fraudolentemente trafugati, furono immediatamente spediti a soddisfare le sue querele1 i Governatori civili e militari del Norico; ed è patente dal congresso, ch’ebbero nel villaggio reale con Massimino e Prisco, che il valore e la prudenza d’Ezio non aveva potuto salvare i Romani Occidentali dalla comune ignominia del tributo. Pure la sua destra politica prolungò i vantaggi d’una salutevole pace; e fu impiegato in difesa della Gallia un numeroso esercito di Unni e di Alani, ch’esso aveva impegnato a suo favore. Furono giudiziosamente poste due colonie di questi Barbari ne’ territori di Valenza, e d’Orleans2; e l'attiva loro cavalleria assicurò gli

  1. L’Ambasceria era composta del Conte Romolo, di Promoto, Presidente del Norico, e di Romano, Duce militare. Essi erano accompagnati da Tatullo, illustre cittadino di Petovio, città dell’istessa Provincia, e padre d’Oreste, che aveva sposato la figlia del Conte Romolo. Vedi Prisco p. 57, 65. Cassiodoro (part. 1, 4) fa menzione d’un’altra ambasceria, che fu sostenuta da suo padre, e da Carpilione figlio d’Ezio; e siccome Attila non v’era più, esso potè sicuramente vantare il virile ed intrepido loro contegno nella sua presenza.
  2. Deserta Valentinae urbis rara Alanis partienda tra-