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e le varie avventure delle sue città si sono adornate dalla tradizione con martirj e miracoli1. Troia fu salvata pe’ meriti di S. Lupo; S. Servazio fu tolto dal Mondo, affinchè non vedesse le rovine di Tongres; e le preghiere di S. Genovieffa fecer deviare la marcia d’Attila dalle vicinanze di Parigi. Ma siccome la maggior parte delle città Gallicane eran prive sì di Santi, che di soldati, esse furono assediate, e prese dagli Unni, che praticarono le solite loro massime di guerra, avendone Metz dato l’esempio2. Essi compresero in una promiscua strage i sacerdoti, che servivano all’altare, e gl’infanti, che nel tempo del pericolo erano stati providamente dal Vescovo battezzati; quella florida città fu abbandonata alle fiamme, ed una solitaria cappella di S. Stefano indicava il luogo, dove Metz precedentemente era stata. Dal Reno e dalla Mosella avanzossi Attila nel cuor della Gallia; attra-

  1. Le antiche leggende meritano qualche riguardo in quanto son costrette ad unire alle loro favole la vera storia de’ loro tempi. Vedansi le vite di S. Lupo, di S. Aniano Vescovi di Metz, di S. Genovieffa ec. fra gl’Istorici di Francia Tom. I, p. 644, 645, 649 Tom. III, p. 369.
  2. Lo Scetticismo del Conte di Buat (Hist. des Peupl. Tom. VII, p. 539, 540) non può combinarsi con alcuno principio di ragione, o di critica. Non è forse Gregorio di Tours preciso, e positivo nel suo racconto della distruzione di Metz? Alla distanza di non più di cento anni poteva egli ed il Popolo ignorare il destino d’una città, ch’era la residenza attuale de’ Re d’Austrasia, suoi sovrani? L’erudito Conte, che sembra avere intrapreso l’apologia d’Attila e dei Barbari, cita il falso Idazio parcens civitatibus Germaniae et Galliae, e non si rammenta, che il vero Idazio ha espressamente affermato, plurimae civitates affractae, fra le quali conta anche Metz.