Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/71

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dell'impero romano cap. xxx. 65

de’ Goti, che Alarico avea piantato vicino a Pollenzia1, fu posto in confusione dal subitaneo ed improvviso attacco della cavalleria Imperiale; ma in pochi momenti l’indomito genio del lor condottiero diede loro un ordine ed un campo di battaglia; ed appena si riebbero dalla sorpresa, la pia fiducia, che il Dio de’ Cristiani avrebbe sostenuto la loro causa, battaglia, che fu lungamente sostenuta con ugual coraggio e buon successo, il Capo degli Alani, che in una piccola e selvaggia figura nascondeva un’anima generosa, provò la sospetta sua fedeltà collo zelo, con cui pugnò, e cadde in servigio della Repubblica; e si è conservata imperfettamente la fama di questo valoroso Barbaro nei versi di Claudiano, mentre il Poeta, che ne celebrò il raro valore, ha tralasciato di rammentarne il nome. Alla sua morte successe la fuga e la confusione degli squadroni, che comandava; e la disfatta d’un’ala della cavalleria avrebbe potuto decidere della vittoria in favor d’Alarico, se Stilicone subito non avesse condotto in campo la Romana e Barbara infanteria. La perizia del Generale, e la bravura dei soldati sormontò ogni ostacolo. Nella sera di quella sanguinosa giornata, i Goti si ritirarono dal campo di battaglia, le trincere del loro accampamento furono forzate, e la scena di rapina e di strage in qualche modo espiò le calamità, ch’essi aveano portate a’ sud-

  1. I vestigi di Pollenzia giaciono venticinque miglia al sud-est di Torino. Urbs, nelle medesime vicinanze, era una caccia reale de’ Re di Lombardia, ed un piccolo fiume, che scusò la predizione, penetrabis ad Urbem. (Cluver., Ital. antiq. Tom. I. p. 83-85).