Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/113

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dell'impero romano cap. xxxviii. 107

Istorico Greco di quel tempo ha lodato le private e pubbliche virtù de’ Franchi con un parziale entusiasmo, che non si può sufficientemente giustificare coi loro annali domestici1. Ei celebra la gentilezza ed urbanità, il regolare governo, e l’ortodossa religione di essi; ed arditamente asserisce, che questi Barbari non si potevan distinguere da’ sudditi di Roma, che per l’abito ed il linguaggio loro. Forse i Franchi spiegavano già quella socievol disposizione, e vivace grazia, che in ogni tempo ha mascherato i loro vizi, ed alle volte nascosto l’intrinseco loro merito. Forse Agatia ed i Greci, furono abbagliati dal rapido progresso delle loro armi, e dallo splendore del loro impero. Dopo la conquista della Borgogna, la Gallia, in tutta la sua estensione, a riserva della Gotica Provincia di Settimania, era soggetta a’ figli di Clodoveo. Esse avevano estinto il regno Germanico della Turingia, ed il vago loro dominio penetrava di là dal Reno nel cuore delle native loro foreste. Gli Alemanni ed i Bavari, che avevan occupato le Romane Province della Rezia e del Norico, al mezzo giorno del Danubio, si riconoscevano umili vassalli de’ Franchi; ed il debole ritegno delle Alpi, era incapace di resistere

    soldi. Dodici di questi denarii formavano un solido, o uno scellino, cioè la ventesima parte d'una libbra d'argento di peso e di numero, che si è tanto stranamente diminuita nella Francia moderna. (Vedi le Blanc Traité Histor. des Monnoyes de France p. 37, 43. ec.)

  1. Agatia in Tom. II. p. 47. Gregorio di Tours ne fa una pittura molto differente. Non sarebbe forse così facile il trovare, dentro il medesimo istorico periodo, più vizi e meno virtù. Continuamente ci si presenta con disgusto l’unione di selvaggi e di corrotti costumi.