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stasio, era passato a Ceylan in una nave d’Etiopia, come semplice passeggiero1.

Quando la seta divenne d’un uso indispensabile, l’Imperator Giustiniano vide con rammarico, che i Persiani avevan occupato per terra e per mare il monopolio di quest’importante prodotto, e che la ricchezza dei propri sudditi esaurivasi di continuo da una Nazione di nemici e d’idolatri. Un Governo attivo avrebbe ristabilito il commercio di Egitto, e la navigazione del Mar Rosso, ch’era decaduta con la prosperità dell’Impero; ed avrebber potuto le navi Romane, ad oggetto di provvedersi di seta, approdare a’ porti di Ceylan, di Malacca, o anche della China. Giustiniano però s’apprese ad un espediente più basso, e sollecitò l’aiuto degli Etiopi d’Abissinia, Cristiani suoi alleati, che avevano di fresco acquistato l’arte della navigazione, lo spirito di commercio, ed il Porto d’Aduli2, tuttavia decorato dei trofei d’un conquistator Greco. Lungo le coste dell’Affrica essi penetravano fino all’Equatore in cerca dell’oro, degli smeraldi e degli aromati; ma questi saviamente evitarono una disugual competenza, in cui dovevano sempre esser prevenuti

  1. La Taprobana di Plinio (VI 24), di Solino (c. 53), di Salmasio (Plinian. Exercit. pag. 781, 782), e della maggior parte degli Antichi, i quali spesso confondono le Isole di Ceylan e di Sumatra, viene più chiaramente descritta da Cosimo Indicopleuste. Pure anche il Topografo Cristiano ne ha esagerato le dimensioni. Le notizie, che dà sul commercio Indiano e Chinese, son rare e curiose (l. II p. 138 L. XI 337, 338. Edit. Montfaucon).
  2. Vedi Procopio (Persic. L. II c. 20). Cosimo somministra interessanti notizie intorno al porto, ed all’iscrizione d’Aduli (Topograph. Christ. l. II p. 138, 140, 143) ed al commercio degli Assumiti lungo le coste affricane della Bar-