Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/328

Da Wikisource.
322 storia della decadenza

si trova l’ingresso principale, manca di semplicità e di magnificenza; e se ne son molto sorpassate le misure da più Cattedrali Latine: ma l’Architetto, che fu il primo ad innalzare una cupola aerea, ha diritto alla lode d’un ardito disegno, e d’un abile esecuzione. La cupola di S. Sofia, illuminata da ventiquattro finestre, ha una curvatura sì piccola, che la sua profondità non è che un sesto del suo diametro, il qual’è di cento quindici piedi, ed il sublime centro di esso, dove una mezza luna si è sostituita alla Croce, s’innalza all’altezza perpendicolare di cento ottanta piedi sopra del suolo. La circonferenza della cupola posa con sveltezza su quattro forti archi, ed il loro peso viene stabilmente sostenuto da quattro solidi pilastri, la forza de’ quali dalle parti settentrionale e meridionale viene aiutata da quattro colonne di granito d’Egitto. L’edifizio forma una croce greca inscritta in un quadrangolo; l’esatta sua larghezza è di dugento quarantatre piedi, e possono assegnarsene dugento sessantanove per la massima lunghezza di esso, dalla tribuna verso Oriente fino alle nove porte occidentali, che introducono nel vestibolo, e di là nel Nartece o Portico esteriore. Questo era il luogo dove umilmente stavano i Penitenti; la nave poi o il corpo della Chiesa era occupato dalla moltitudine de’ Fedeli; ma prudentemente ne stavan separati i due sessi, e le gallerie superiori ed inferiori eran destinate alla più segreta devozion delle donne. Al di là de’ pilastri settentrionali e meridionali una Balaustrata, che da ciaschedun lato finiva ne’ Troni dell’Imperatore e del Patriarca, divideva la nave dal coro; e lo spazio di mezzo, fino agli scalini dell’Altare, occupavasi dal Clero e da’ Cantori. L’Altare medesimo, nome che appoco