Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/381

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dell'impero romano cap. xli. 375

lisario ad affrettar le sue operazioni, e la savia di lui impazienza fu secondata da’ venti. La flotta perdè di vista la Sicilia, passò davanti all’Isola di Malta, scuoprì i promontori dell’Affrica, scorse lungo le coste con un forte vento di nord-est, e gettò finalmente l’ancora al Promontorio di Caput vada, circa cinque giornate di cammino al mezzodì di Cartagine1.

Se Gelimero fosse stato informato dell’avvicinarsi del nemico, egli avrebbe sicuramente differito la conquista della Sardegna per l’immediata difesa della propria persona e del Regno. Un distaccamento di cinquemila soldati, ed uno di cento venti galere si sarebbero uniti alle altre forze de’ Vandali, ed il discendente di Genserico avrebbe potuto sorprendere ed opprimere una flotta di navi da trasporto, molto cariche, incapaci d’agire, e di piccoli Brigantini, che sembravano solo atti alla fuga. Belisario aveva tremato internamente quando sentì, che i suoi soldati, nel passaggio, s’animavano l’uno coll’altro a confessare le loro apprensioni. Dicevano essi, che se potevano una volta porre il piede sul lido, speravano di sostenere il decoro delle loro armi; ma se fossero stati attaccati per mare, non arrossivano di confessare, che mancava loro il coraggio per combattere nell’istesso tempo coi venti, co’ flutti, e co’ Barbari2. La cognizione de’ loro

  1. Il Caput vada di Procopio (dove Giustiniano in seguito fondò una Città, De Aedif. L. VI c. 6) è il Promontorio d’Ammone presso Strabone, il Brachodes di Tolomeo, ed il Capaudia de’ moderni, vale a dire una lunga e stretta lingua di terra, che sporge in mare (Shaw Viag. p. 111).
  2. Un Centurione di Marc’Antonio espresse, quantunque in un modo più virile, il medesimo contraggenio al mare, ed alle battaglie navali Plutarc. in Antonio p. 1730 Edit. Henr. Steph.).