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464 storia della decadenza

accresciuto da’ più bravi e fedeli fra’ nemici, ed i fortunati suoi schiavi, i Vandali, i Mori ed i Goti emulavano l’attaccamento de’ domestici di lui seguaci. Congiungendo insieme la liberalità e la giustizia, egli acquistò l’amor de’ soldati senz’alienarsi l’affetto del Popolo. Gli ammalati e feriti venivan soccorsi con medicine e danaro, e più efficacemente ancora, con le visite ed accoglienze salutari del loro Comandante. La perdita d’un arme, o d’un cavallo era subito risarcita, ed ogni atto di valore premiavasi coi ricchi ed onorevoli doni d’un’armilla o d’una collana, che il giudizio di Belisario rendea più preziosi. Egli era caro agli agricoltori per la pace ed abbondanza, che essi godevano, all’ombra delle sue bandiere. In vece d’esser maltrattata la campagna, arricchivasi dalla marcia degli eserciti Romani; e tanto era esatta la disciplina del loro campo, che non coglievano neppure un frutto dagli alberi, nè si sarebbe potuta trovare un’orma di essi nei campi di grano. Belisario era casto e sobrio. Nella licenza d’una vita militare, nessuno potè vantarsi d’averlo mai veduto inebriato dal vino: s’offerirono a’ suoi abbracciamenti le più belle schiave delle razze Gotiche o Vandale; ma esso girava altrove lo sguardo, allontanandolo dalle lor grazie, e non cadde mai sul marito d’Antonina il sospetto d’aver violato le leggi della coniugal fedeltà. Lo spettatore ed istorico delle sue geste ha osservato, che in mezzo a’ pericoli della guerra egli era intraprendente senza temerità, prudente senza timore, tardo o rapido secondo le occorrenze del momento; che nelle massime angustie era animato da reale o apparente speranza; ma era modesto ed umile nella più prospera fortuna. Per mezzo di queste virtù egli uguagliò, o