Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/476

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470 storia della decadenza

fu solamente differita l’esecuzione, in una sicura e remota Fortezza di Cilicia. Un oltraggio sì fiero contro la pubblica giustizia non potea passare impunito; e la causa d’Antonina fu sostenuta dall’Imperatrice, di cui avea essa meritato il favore, mediante i recenti servigi dell’infamia d’un Prefetto, e dell’esilio ed uccisione d’un Papa. Al termine della campagna Belisario fu richiamato, ed egli ubbidì secondo il solito, al comando Imperiale. Il suo animo non era disposto alla ribellione; la sua ubbidienza, per quanto contraria fosse a’ dettami dell’onore, era coerente ai desiderj del suo cuore; e quando per ordine, e forse in presenza dell’Imperatrice, abbracciò la sua moglie, l’amoroso marito era ben disposto a perdonare o ad esser perdonato. La bontà di Teodora riservava per la sua compagna un favor più prezioso: „Ho trovato, disse ella, mia carissima Patrizia, una gemma d’inestimabil valore; non è stata per anche veduta da alcun occhio mortale; ma la vista ed il possesso di questa gioia è destinata per la mia amica„. Accesa che fu la curiosità e l’impazienza d’Antonina, s’aprì la porta d’un Gabinetto, ed essa vide il suo amante, che la diligenza degli eunuchi avea ritrovato nella segreta di lui prigione. La tacita di lei meraviglia scoppiò in tenere esclamazioni di gratitudine e di letizia; e chiamò Teodora sua Regina, sua benefattrice e sua salvatrice. Il monaco d’Efeso fu nutrito nel Palazzo con lusso ed ambizione; ma invece d’assumere, come gli era stato promesso, il comando degli eserciti Romani, Teodosio spirò nelle prime fatiche d’un amoroso congresso. Il cordoglio d’Antonina non potè alleggerirsi, che mediante i patimenti del proprio figlio. Un giovine di condizione Consolare, e d’una debole