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120 storia della decadenza

cri dei Galli1. Il superbo messaggio di Narsete portò l’offerta non di pace ma di perdono. La risposta del Re Goto certificò il suo proponimento di morire o di vincere. „Qual giorno„ disse il messaggero „stabilisci tu per la pugna„? „L’ottavo giorno„, replicò Totila: ma tosto, nel mattino seguente, egli tentò di sorprendere un nemico che sospettava della frode, ed era preparato per la battaglia. Diecimila Eruli e Lombardi di provato valore e di dubbia fedeltà, furono collocati nel centro. Ciascuna delle ale era composta di ottomila Romani; la cavalleria degli Unni guardava la destra, e la sinistra veniva coperta da mille cinquecento Cavalieri scelti, i quali, a norma del bisogno, dovevano sostenere la ritirata dei loro amici, o circondare il fianco dell’inimico. Dal posto ch’erasi eletto alla testa dell’ala diritta, l’Eunuco cavalcò lungo la linea, esprimendo colla voce e cogli atti la sicurezza in cui era della vittoria, spronando i soldati dell’Imperatore a punire i delitti e la temerità di una masnada di ladroni, ed esponendo ai loro sguardi le catene d’oro, le collane, e le armille che dovevano essere il guiderdone della militare virtù. Dall’evento

    Bastia (Busta gallorum). Vedi Cluverio (Italia antiqua, l. II c. 6 p. 615, 616, 617), Luca Olstenio (Adnot. ad Cluver. p. 85, 86), Guazzesi (dissert. p. 177-217, che di ciò tratta ex professo), e le carte dello Stato ecclesiastico pubblicate da Le Maire, e Magini.

  1. Avvenne questa battaglia nell’anno di Roma 458, ed il Console Decio, col sacrificare la propria vita, assicurò il trionfo della sua patria e del suo collega Fabio (Tito Livio, X, 28, 29). Procopio ascrive a Camillo la vittoria di Busta Gallorum; ed il suo errore vien impugnato da Cluverio col nazionale rimprovero di Graecorum nugamenta.