Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/129

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dell'impero romano cap. xliii. 125

Campania; ma la rocca fortificata da Totila, era strettamente assediata dalle armi di Narsete. Il re Goto con rapide e segrete mosse si avanzò dalle Alpi al piè del Vesuvio, in soccorso dell’assediato fratello, ingannò la vigilanza dei Capi romani, e piantò il suo campo sulle rive del Sarno o Draco1, che da Nocera discende nel golfo di Napoli. Il fiume separava i due eserciti; si consumarono sessanta giorni in combattimenti dati in distanza e senza alcun frutto, e Teja mantenne questo posto importante, finchè fu abbandonato dalla sua flotta e da ogni speranza di ricevere vettovaglie. Con ripugnanti passi egli salì sul monte Lattario, dove i medici di Roma, dal tempo di Galeno in poi, mandavano i loro malati per godere i benefizj dell’aria e del latte2. Ma i Goti bentosto si appresero ad un più generoso partito che fu di calar giù del colle, di licenziare i loro cavalli, e di morire colle armi in mano anzi che perdere la libertà. Il Re marciava alla lor testa, portando nella destra una lancia, ed un ampio scudo nella sinistra: colla prima egli stese morti i primi assalitori; coll’altro si schermiva dall’armi che ogni mano ambiva di sca-

  1. Il Δρακων di Procopio (Goth. l. IV c. 35) è manifestamente il Sarno. Cluverio ne accusa od altera con violenza il testo (l. IV c. 3 p. 1156); ma Camillo Pellegrini di Napoli (Discorsi sopra la Campania Felice, p. 330, 331) ha provato con antichi documenti che sin dall’anno 822 quel fiume chiamavasi il Dracontio, o Draconcello.
  2. Galeno (De Method. Medendi, l. V apud Cluver. l. IV c. 3 p. 1159, 1160) descrive il sito elevato, l’aria pura ed il prezioso latte del monte Lattario, i cui benefici effetti erano egualmente conosciuti e ricercati al tempo di Simmaco (l. VI epist. 18) e di Cassiodoro (Var. XI, 10). Nulla or ne rimane, tranne il nome della città di Lettere.