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142 storia della decadenza

diante il loro grado essi avevano accesso alla mensa reale, ed i loro schiavi neri1 erano collocati nel vestibolo e nei portici per annunziare la morte del Tiranno, ed eccitare una sedizione nella Capitale. Ma l’indiscrezione di un complice salvò i miseri avanzi dei giorni di Giustiniano. Scoperti furono i cospiratori ed arrestati coi pugnali nascosti sotto le vesti. Marcello si uccise di propria mano, e Sergio fu tratto a forza dal Santuario2. Stimolato dal rimorso, ovvero adescato dalla speranza di salvarsi, egli accusò due ufficiali della casa di Belisario; e la tortura gli trasse a dichiarare che eransi condotti a norma delle segrete istruzioni del loro Signore3. La posterità non crederà facilmente che un Eroe, il quale, nel vigore degli anni, aveva disdegnato le più lusinghiere offerte dell’ambizione e della vendetta, abbia divisato l’assassinio del suo Principe, quando non poteva più sperare di sopravvivergli a lungo. I suoi seguaci si affrettarono a fuggire; ma, quanto a lui, gli sarebbe toccato di sostener la fuga colla ribellione, e vissuto egli era abbastanza per la natura e per la gloria. Belisario comparve innanzi al consiglio, meno in atto di

  1. Ινδους. Non si può ben credere che fossero veri Indiani; e gli Etiopi, alle volte conosciuti sotto quel nome, non vennero mai usati dagli antichi in qualità di guardie o seguaci: essi formavano il frivolo, benchè costoso oggetto del lusso femminile e regale (Terenzio, Eunuco, atto I, scena II. Svetonio, in August. c. 83, con una buona nota di Casaubono in Caligula, c. 57).
  2. Procopio fa menzione di Sergio (Vandal. l. II c. 21, 22. Aneddoti, c. 5) e di Marcello (Got. l. III c. 32). Vedi Teofane, p. 197, 201.
  3. Alemanno (p. 3) cita un antico codice Bizantino, che fu inserito nell’Imperium Orientale del Banduri.