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146 storia della decadenza

un’ora, il corpo era svegliato dall’animo, e con maraviglia de’ suoi ciamberlani Giustiniano vegliava, o studiava sino allo spuntare del giorno. Un’applicazione così indefessa gli raddoppiava il tempo da spendere nell’imparare1 e nello spedire faccende; e si può seriamente dargli rimprovero che confondesse l’ordine generale della sua amministrazione a forza di minuta diligenza fuori di luogo. L’Imperatore si reputava musico ed architetto, poeta e filosofo, legista e teologo; e se gli riuscì male l’impresa di riconciliare le Sette cristiane, la riforma della giurisprudenza Romana resta qual nobile monumento del suo ingegno e della sua industria. Nel governo dell’Impero, egli comparve meno saggio o meno felice: pieni di sventure furono i tempi; il popolo giacque oppresso e malcontento; Teodora abusò del suo potere; una sequela di cattivi ministri fece torto al giudizio dell’Imperatore, e Giustiniano non fu amato in vita, nè compianto dopo morte. Profonde radici avea messo nel suo cuore l’amor della fama, ma egli cedeva alla meschina ambizione dei titoli, degli onori, e della lode contemporanea, e mentre si adoperava a cattivarsi l’ammirazione de’ Romani, egli ne perdè la stima e l’affetto. Il divisamento della guerra di Affrica e d’Italia fu concepito ed eseguito con ardire, e la perspicacia di Giustiniano scoprì l’abilità di Belisario nel Campo, e di Narsete nel palazzo. Ma ecclissato è il nome dell’Imperatore dal nome de’ vittoriosi suoi Capitani, e Belisario vive mai

  1. Gli studj e la scienza di Giustiniano si chiariscono più dalla confessione (Aneddoti, c. 8, 13) che dalle lodi (Got. l. III c. 31, de Aedif. l. I. Proem. c. 7) di Procopio. Si consulti il copioso indice di Alemanno, e si legga la vita di Giustiniano scritta da Ludewig (p. 135-142).