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52 storia della decadenza

di raccogliere le sue forze, e di eseguire qualunque cosa Iddio gl’inspirasse di intraprendere contro il nemico. La ferma sua attitudine sulle rive dell’Eufrate rattenne Cosroe dall’avanzar contro la Palestina, ed egli accolse con arte e con dignità gli Ambasciatori, o per meglio dire le spie del Monarca persiano. La pianura tra Gerapoli e il fiume era coperta dagli squadroni di cavalleria, composti di seimila alti e robusti cacciatori che inseguivano la preda loro, senza paventare nemici. Sull’opposto lido gli Ambasciatori scorgevano un migliaio di cavalli armeni, che parevano guardare il passo dell’Eufrate. Di grossolana tela era la tenda di Belisario, qual semplice arredo di un guerriero che aveva il lusso dell’Oriente a disdegno. Intorno alla sua tenda, con artificiosa confusione stavano disposte le nazioni che movevano sotto i suoi segni. I Traci e gli Illirici occupavano la fronte, gli Eruli ed i Goti si tenevan nel centro; chiuso era il prospetto dai Mori e dai Vandali, e la sciolta loro ordinanza pareva moltiplicare il lor numero. Vestiti erano alla leggiera, e svelti si mostravano nell’operare; un soldato aveva in mano uno staffile, un altro una spada, un terzo portava un arco, un quarto forse maneggiava un’azza, e tutta la scena nel suo complesso mostrava l’intrepidezza delle truppe e la vigilanza del Capitano. Ingannato fu Cosroe dall’avvedutezza, ed intimorito dal genio del Luogotenente di Giustiniano. Conoscendo il merito, ed ignorando la forza del suo antagonista, non gli bastò il cuore di commettere una decisiva battaglia in un lontano paese, d’onde nessun Persiano fosse tornato a raccontare la malinconica istoria. Sollecito fu il Gran Re a ripassare l’Eufrate, e Belisario ne pressò la ritirata, coll’affettare di op-