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154 storia della decadenza

il golfo Persico, in una città inferiore a Medina, un Capo possente, di nome Moseilama, s’era vantato Profeta, e la tribù d’Hanifa aveva ascoltato le sue prediche. Queste attirarono presso lui una profetessa: non si degnarono que’ due favoriti del cielo d’osservare la decenza delle parole e delle azioni, e passarono più giorni in un commercio mistico ed amoroso1. Una sentenza oscura del Corano di Moseilama è giunta sino a noi2, e nell’orgoglio inspiratogli dalla sua missione, degnò proporre a Maometto la divisione della Terra. Questi gli rispose con dispregio; ma i rapidi avanzamenti di Moseilama diedero grande apprensione al successor dell’appostolo. Quarantamila Musulmani raccolti sotto il vessillo di Caled esposero la loro religione alla sorte d’una battaglia decisiva. In un primo fatto d’armi furono respinti colla perdita di mille e dugento uomini; ma mercè dell’abilità e perseveranza del lor generale finirono col vincere, vendicarono la prima sconfitta col sangue di diecimila infedeli, e uno schiavo Etiope

    nah in Abulfeda (Descript. Arabiae, p. 60, 61). Nel tredicesimo secolo v’erano tuttavia alcune ruine e poche palme. Oggi quel Cantone medesimo è soggetto alle visioni e alle armi d’un profeta moderno, di cui si conosce la dottrina imperfettamente. (Niebuhr, Description de l’Arabie, p. 296-302).

  1. Questa profetessa, che si nomava Segjah, ritornò all’idolatria dopo la caduta dell’amante; ma sotto il regno di Moawiyah abbracciò la religione musulmana, e morì a Bassora (Abulfeda, Annal. vers. Reiske, p. 63).
  2. V. il testo, che dimostra l’esistenza d’un Dio per l’opera della generazione, in Abulfaragio (Specimen Hist. Arabum pag. 13 e Dynast., pag. 103) e in Abulfeda, (Annal., pag. 63).