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224 storia della decadenza

di fatto i Saraceni come invincibili, poichè considerati erano per tali; e poteva la disfatta di Youkinna, il suo falso pentimento, e le tante sue perfidie giustificare i sospetti dell’imperatore, il quale si credeva accerchiato da traditori ed appostati pronti a consegnar la sua persona e l’impero in mano dei nemici di Cristo. Offuscato in mente dall’avversità e dalla superstizione, si abbandonò al terrore di sogni e di presagi nei quali parvegli vedere enunciata la caduta della sua corona; e dato alla Sorìa un eterno addio, salpò con un seguito poco numeroso sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedeltà1. Costantino, suo figlio primogenito, comandava quarantamila uomini in Cesarea, sede dell’amministrazion civile delle tre province della Palestina. Ma i suoi particolari interessi lo chiamavano alla Corte di Bisanzio; e dopo la fuga del padre s’avvide che mal potea resistere alle forze congiunte del Califfo. La sua vanguardia fu intrepidamente assalita da trecento Arabi, e da mille Schiavi negri, i quali nel cuor del verno aveano superate le nevi del Libano, e furon ben tosto seguiti dagli squadroni di Caled. I Saraceni che stavano in Antiochia e in Gerusalemme arrivarono dal settentrione e dal mezzogiorno lungo la costa marittima, e si ricongiunsero sotto le mura delle città della

  1. V. Ockley (vol. I, p. 308-312), che pone in ridicolo la credulità del suo autore. Quando Eraclio fece questo addio alla Soria, Vale, Syria, et ultimum vale, profetizzò che i Romani non rimetterebbero il piede in quella provincia che dopo la nascita di un funesto rampollo, che sarebbe il flagello dell’Impero (Abulfeda, p. 68). Io non conosco nè poco nè punto il senso mistico di questa predizione, che forse non ne aveva di sorta alcuna.