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278 storia della decadenza

la sua figlia Cava1 era stata sedotta o violata dal suo sovrano, e che quel padre sacrificò alla vendetta la sua religione e la patria. Soventi volte apparvero sregolate e funeste le passioni dei principi; ma questa sì nota favoletta, romanzesca per sè medesima, non s’appoggia che a deboli prove, e può bene l’istoria di Spagna offrire motivi d’interesse e di prudenza più atti a far impressione sullo spirito d’un politico veterano2. Dopo la morte o la deposizione di Witiza, i suoi due figli erano stati soppiantati dall’ambizione di Rodrigo signore Goto di nobile lignaggio, il cui padre, duca o governatore d’una provincia, era stato la vittima della tirannia del regno precedente. La monarchia era sempre elettiva: ma i figli di Witiza educati sui gradini del trono, non poteano tollerare la condizion di privati a cui erano ridotti. Il loro risentimento palliato dalla dissimulazione delle Corti diveniva più pericoloso. Erano stimolati i lor partigiani dalla ricordanza dei favori un tempo ricevuti, e dalla speranza che potevano avere in una rivoluzione; ed il loro zio Oppas, arcivescovo di Toledo e di Siviglia, era il primo per-

  1. Lo stupro, dice Voltaire, è difficile a fare, come a provare. Si sarebbero mai collegati i vescovi per una fanciulla? (Hist. gener., c. 26). Questo argomento non è concludente in buona logica.
  2. Sembra che nella storia di Cava, il Mariana (l. VI, c. 21, pag. 241, 242) voglia gareggiare col racconto che fa T. Livio nella storia di Lucrezia. Ad esempio degli antichi, cita rare volte gli autori, e la testimonianza più antica indicata dal Baronio (Annal. eccles., A. D. 715, n. 19) quella è di Luca Tudense, diacono di Galizia, del secolo tredicesimo il quale dice solamente Cava quam pro concubina utebatur.