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patria. Queste colonie di Musulmani portavano vantaggio all’interesse del pubblico e dei privati, e le città della Spagna rammemoravano con fasto la tribù, o il cantone dell’oriente donde traevano origine. Le vittoriose brigate di Tarik e di Musa, quantunque miste di molte nazioni, eran distinte col nome di Spagnuole il quale formava in certo modo il lor diritto di conquista; permisero nondimeno ai Musulmani dell’Egitto di stanziarsi nella Murcia e in Lisbona. La legione regia di Damasco si domiciliò in Cordova, quella di Emesa in Siviglia, quella di Kinnisrin ossia Calcide in Jaen, quella di Palestina in Algeziras e in Medina Sidonia. i guerrieri venuti dall’Yemen e dalla Persia si sperperarono intorno a Toledo e nell’interno del paese, e le fertili possessioni di Granata furono date a decimila cavalieri1 della Sorìa e dell’Irak, i quali erano la razza più pura e più nobile che fosse in Arabia. Queste fazioni ereditarie mantenevano uno spirito di emulazione talora utile, ma il più delle volte pericoloso. Dieci anni dopo la conquista, fu presentata al Califfo una carta della Spagnia ove erano segnati i mari, i fiumi, i porti, le città, il numero degli abitanti,

  1. Bibl. arabico-hispana, t. II, p. 32-252. La prima di queste citazioni è tratta da una Biographia hispanica, scritta da un Arabo di Valenza (V. i lunghi estratti che ne dà Casiri, t. II, p. 30-121); e l’ultima da una cronologia generale dei Califfi e delle dinastie Affricane e Spagnuole, con una storia particolare di Granata, tradotta quasi tutta da Casiri (Bibl. arabico-hispana, t. II, p. 177-319). L’autore Ebn-Khateb, nativo di Granata, e contemporaneo di Novairi e di Abulfeda (nacque A. D. 1313, e morì A. D. 1374) era storico, geografo, medico e poeta (t. II, p. 71, 72).