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118 storia della decadenza

be fruttata una morte pronta e sicura. Mostrò di rendersi: ma giunto in tanta vicinanza d’essere udito da que’ che stavano sui baluardi, ad alta voce gridò, „Amici miei, miei fratelli, coraggio e pazienza! continuate a resistere: il vostro Sovrano sa a quale stremo siete ridotti; i vostri liberatori avvicinano: mi è noto il destin che mi aspetta; confido alla gratitudine vostra la cura di mia moglie, e de’ miei figli„. Il furore degli Arabi confermò la verità delle cose dette da questo generoso cittadino, che cadde trafitto da mille colpi; ma egli merita di vivere mai sempre nella memoria degli uomini virtuosi. È però da osservarsi che un’azione di tal natura viene applicata a diverse occasioni ed epoche, così antiche, come moderne, onde è lecito dubitare alcun poco sulla realtà della cosa1.

[A. D. 930] III. Il terzo fatto può in mezzo agli orrori della guerra movere al riso. Tebaldo, marchese di Camerino e di Spoleto2, difendendo le parti dei ribelli

  1. Paolo Diacono (De gest. Longob., l. V, c. 7, 8, p. 870, 871, ediz. Grot.) racconta un fatto simile, accaduto nel 663 sotto le mura della stessa città di Benevento; ma attribuisce ai Greci il delitto di cui gli autori di Bisanzo incolpano i Saracini. Dicesi che nella guerra del 1756 il signor di Assas, ufiziale del reggimento di Auvergne, si consecrasse in egual modo alla morte: ed anzi con maggiore eroismo, perchè i nemici che lo aveano fatto prigioniere, non gli chiedeano che il silenzio. (Voltaire, siècle de Louis XV, c. 33, t. IX, p. 172).
  2. Tebaldo che Luitprando colloca fra gli eroi, fu, propriamente parlando, duca di Spoleto e marchese di Camerino dall’anno 926 al 935. Il titolo e l’impiego di marchese (comandante della Marca, o della Frontiera) era stato introdotto in Italia dagl’imperatori francesi (V. Abrégé chronologique, t. II, p. 645-732, ec.).