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274 storia della decadenza

e i pericoli imminenti a Costantinopoli, non più disgiunta che per un angusto braccio di mare dai Turchi, nemici implacabili di tutto quanto portava il nome cristiano. Destramente adulando colla loro supplica la vanità de’ Principi latini, mostravano ad essi, come la prudenza e la Religione del pari, li consigliassero a respingere i Barbari sui confini dell’Asia, innanzi che costoro penetrassero nel cuor dell’Europa. Al racconto della trista e perigliosa condizione de’ Cristiani dell’Oriente, tutta l’assemblea pianse a cald’occhi: i più zelanti della medesima si protestarano pronti a porsi in cammino, onde gli inviati d’Alessio portaron seco in partendo, la sicurezza di un sollecito e poderoso soccorso. Il disegno di liberare Costantinopoli non era che una parte di altro disegno più vasto, per la liberazione di Gerusalemme concetto; ma l’accorto Urbano protrasse le finali deliberazioni ad un secondo Sinodo di cui propose l’adunata in una città della Francia, durante l’autunno del medesimo anno: breve dilazione intesa ad accrescere il pubblico entusiasmo, oltrechè il Pontefice fondava le sue più salde speranze, sopra una nazione di guerrieri1, superba della preminenza del proprio nome, ed ambiziosa

  1. Giberto, nato in Francia tesse egli stesso l’elogio del valore e della pietà di sua nazione, la quale co’ detti e coll’esempio predicò la Crociata: Gens nobilis, prudens, bellicosa, dapsilis et nitida.... Quos enim Britones, Anglos, Ligures, si bonis eos moribus videamus, non illico Francos homines appellemus? (pag. 478). Egli medesimo per altro confessa che la vivacità de’ suoi compatriotti degenera in vane millanterie (pag. 502), e in petulanza verso gli estranei (p. 483).