Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/331

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dell'impero romano cap. lviii 325

comune. La ragion migliore e più concludente di tanta sommessione de’ Crociati, si era che non poteano attraversare lo stretto, nè compiere quindi il lor voto senza la permissione e le navi di Alessio. Ma in segreto speravano che giunti sul continente dell’Asia, i loro acciari cancellerebbero tanta vergogna, e romperebbero una obbligazione, della quale potea sperarsi che lo stesso Principe di Bisanzo, non avrebbe troppo religiosamente serbati i patti. Intanto la formalità del prestato omaggio fe’ prestigio agli occhi di un popolo, presso il quale da lungo tempo tenea vece di possanza l’orgoglio. Sedutosi sull’alto suo trono l’Imperatore, rimase muto ed immobile intanto che i Principi latini lo adoravano, e si sottomettevano a baciargli i piedi o le ginocchia. Gli stessi storici de’ Crociati, vergognando di confessare tanta viltà, non ardiscono però di negarla1.

L’interesse pubblico, o particolare, rattenea i Duchi e i Conti da clamorose querele; ma fuvvi un Barone francese, Roberto di Parigi, a quanto viene supposto2, il quale ardì salire sul trono, e mettersi a

  1. La vanità degli storici delle Crociate accenna leggiermente e con imbarazzo questa circostanza umiliante; nondimeno è cosa molto naturale, che se questi eroi s’inginocchiarono per salutar l’Imperatore, che rimaneva immobile sul proprio trono, gli baciarono i piedi o le ginocchia. Solamente fa maraviglia che Anna non abbia ampiamente supplito al silenzio e all’oscurità dei Latini; l’umiliazione dei loro principi avrebbe aggiunto un capitolo, rilevante per questa donna, al Coeremoniale aulae Byzantinae.
  2. Questo Crociato si diede il nome di φραγγος καθαρος ευγενων, Franco puro fra i Nobili (Alexiad., l. X, p. 301).