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130 storia della decadenza

Cavalleria. Per corrispondere a questa bizzarra intimazione, Filippo, Principe in cui vecchia età e saggezza si univano, obbligò sè medesimo e tutte le proprie forze all’uopo di una guerra santa, da imprendersi contro i Turchi. I Baroni e Cavalieri convenuti a quest’Assemblea ne imitaron l’esempio, chiamando in testimonio del loro giuramento Dio, la Madonna, le Dame, e il fagiano, aggiugnendo voti particolari, non meno stravaganti del tenor generale di quel giuramento. Ma l’adempimento di tutte sì fatte obbligazioni dependendo da alcuni avvenimenti non anco avverati, ed estranei alla meditata impresa, il Duca di Borgogna, che visse altri dodici anni, potè, fino agli estremi della sua vita, mostrarsi persuaso, ed esserlo forse, di dover partire da un giorno all’altro. Se d’un eguale entusiasmo tutti gli animi fossero stati accesi in Europa, se l’unione de’ Cristiani avesse pareggiato il loro valore, se da tutte le Potenze della Cristianità, dalla Svezia1 venendo a Napoli, si fosse somministrato in giusta proporzione il contingente, spettante a ciascuna, di cavalleria, di fanteria e di sussidi, avvi motivo per credere, che gli Europei avrebbero riconquistata Costantinopoli e rispinti i Turchi oltre l’Ellesponto e l’Eufrate. Ma il Segretario dell’Imperatore, che scrivea tutti i dispacci, e che assistette ad ognuna

  1. Un computo fatto in que’ tempi diè a divedere che la Svezia, la Gozia e la Finlandia, conteneano un milione e ottocentomila combattenti; onde erano ben più popolate che nol sono oggidì.