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capitolo decimoterzo 111


scandaloso quanto meno aspettato, procedendo dall’uomo che ebbe principi cosi diversi. Ché se le rette intenzioni di lui sono cónte e la debolezza scusata, chi è che possa dire altrettanto de’ suoi consiglieri e ministri? quando (per usar le parole del Guicciardini in somigliante proposito) «a ciascuno apparisce gli autori muoversi da fini ambiziosi e involti nelle cupiditá delle cose temporali, e sotto colore del bene universale contendersi degl’interessi particolari; e i popoli hanno in orrore che sotto pietosi titoli di cose spirituali si procurino per mezzo delle guerre e degli scandali le cose temporali»1. Se i prelati oligarchi amassero davvero l’indipendenza della Chiesa e il bene della religione, darebbero forse in preda l’una e l’altra alle armi straniere e ai gesuiti? le stringerebbero in lega con Napoli, coll’Austria, colla Russia? le macchierebbero colle violenze e col sangue? Ma quei pochi che girano il tutto vogliono conservare i benefizi, i privilegi, le cariche, le ricchezze, le delizie, le pompe e rifuggono di ritornare alla semplicitá e santitá della vita apostolica. Che la fede ne scapiti, l’eresia si sparga, l’empietá imperversi, poco loro importa; e tale anteporrebbe per salvare il grado i riti dell’alcorano a quelli dell’evangelio. E facendolo sarebbe forse peggiore? «Come! — esclamava il gesuita Segneri parlando dell’estremo giudizio — un cristiano rimproverato da un tartaro? un cristiano accusato da un turco? un cristiano condannato da un infedele? Oh che grave smacco!»2. Il turco, il tartaro, l’infedele sorgono oggi in giudizio contro Roma, poiché la vincono di umanitá, di giustizia e si portano assai piú cristianamente. Non si creda che io esageri, quando i fatti gridano piú che io non dico. Il Gran signore ricusa di tradire gli ungheri fuggiaschi in mano al nemico minacciante e potentissimo, e pure egli è laico e maomettano. Roma cristiana e sacerdotale non si appaga di scacciare, incarcerare, spogliare, uccidere i suoi figliuoli, ma vorrebbe dannati eziandio quelli che lo straniero assolve3. Non



  1. Stor., x, 2.
  2. Quares., v, 6.
  3. È noto il fatto di Enrico Cernuschi.