Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/118

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egualmente. Ma nei popoli d’oggi e specialmente nella nostra Italia le due cose di rado camminano di conserva, e la letteratura testé si partiva nelle due scuole sofistiche dei puristi e degli ostrogoti. Ché se altri si meravigliasse che io ricordi queste cose e parli di lingua in un’opera di politica, egli raffermerebbe la mia sentenza, provando col suo stupore come oggi sia perduta ogni notizia delle congiunture intime e innumerabili che legano il pensiero e la civiltá dei popoli col loro sermone. Lo stile, dice Giorgio Buffon, è l’uomo: lo stile e la lingua, dico io, sono il cittadino. La lingua e la nazionalitá procedono di pari passo, perché quella è uno dei principi fattivi e dei caratteri principali di questa, anzi il piú intimo e fondamentale di tutti come il piú spirituale, quando la consanguineitá e la coabitanza poco servirebbero a unire intrinsecamente i popoli unigeneri e compaesani, senza il vincolo morale della comune favella. E però il Giordani insegna che «la vita interiore e la pubblica di un popolo si sentono nella sua lingua» (*>, la quale è «l’effigie vera e viva, il ritratto di tutte le mutazioni successive, la piú chiara e indubitata storia de’ costumi di qualunque nazione, e quasi un amplissimo specchio in cui mira ciascuno l’immagine della mente di tutti, e tutti di ciascuno» ( 1 2 3 h E il Leopardi non dubitò di affermare che «la lingua e l’uomo e le nazioni per poco non sono la stessa cosa»( 3 ). Ed è ragione, perocché la nazionalitá è il pensiero e la coscienza dei popoli; e quello non può significarsi agli altri, né questa conversar seco stessa, senza l’aiuto della favella. Per la qual cosa il senso che ha un popolo del suo essere individuato come nazione, e il bisogno di autonomia politica importano e presuppongono necessariamente il senso e il bisogno dell’autonomia letteraria e l’abborrimento di ogni vassallaggio cosi nel pensare come nel parlare e nello scrivere. E si vede per esperienza che l’amore e lo studio della patria suol essere proporzionato a quello della

(1) Oprre, t. I, p. 549.

(2) Ibid., pp. 531, 532.

(3) Epistolario, t. I, p. 229.