Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/13

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teologia, la storia, la poesia di quei tempi fanciulleschi sono sostanzialmente sua fattura e le assegnano il dominio del passato, cosi mediante la fama di cui è dispensatrice ella preoccupa l’avvenire. Non *si dá vera gloria se non è conferita dalla plebe, eziandio nelle opere disparatissime dalla sua professione, e né i libri né le epigrafi né i monumenti possono rendere glorioso il nome di un uomo a dispetto del popolo. E il popolo non eterna se non l’ingegno, quasi frutto de’ suoi amori e portato delle sue viscere. «Quel cuore del popolo nudo di ogni cognizione — dice Gasparo Gozzi — è in mano di natura: quando ti assaggia, ti vuole, ti corre dietro da sé e ti ama spontaneamente, ciò è segno principale dell’immortalitá de’ tuoi scritti» (*).

Sogliono i teologi recare a privilegio del cristianesimo che poveri uomini e illetterati lo promulgassero. Ma la buona apologetica, cercando nei prodigi l’armonia e, per modo di dire, la sublimazione degli ordini naturali anzi che la rottura, ravvisa da questo lato nelle origini della religione cristiana il riscontro di ogni origine storica e l’adempimento sovrumano di quella legge, per cui tutte le idee rinnovellatrici si diffondono prima nel ceto rozzo che nel gentile. L’evangelio, dichiarando che nel regno di Dio gli ultimi sono i primi ( 1 2 ), rivelò implicitamente la precedenza della plebe e descrisse il tenore delle, proprie origini. E in vero la Chiesa primitiva, principio e tipo della democrazia universale, fu un consorzio plebeio, che avea l’ingegno umano, cioè Paolo e Giovanni, per lingua, e l’ingegno divino, cioè Io Spirito, per motore de’ suoi atti e de’ suoi oracoli. Ogni Stato politico ne’ suoi principi è altresí uno e molti, animo e corpo; e Atene, Tebe, Roma, che uscirono da un’accolta di agresti ragunaticci capitanata da un valoroso, adombrano la storia di tutte le polizie primigenie. La ragione si è che la plebe è rappresentativa della specie ed è quasi l’umanitá contratta: laonde siccome dal genere l’individuo rampolla, cosi da lei si spicca

(1) Opere , t. v, p. 171.

(a) Matth., xix, 30; xx, 16; Marc., x, 31: Lee., xm 30.