Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/275

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luogo, perché l’elezione del meglio dovrá essere determinata dai limiti del possibile, i quali varieranno secondo le occorrenze. Il ristabilimento dello statuto sotto lo scettro del pontefice è caso poco probabile, ma può essere a tempo necessitato. La riunione al Piemonte o alla Toscana sono aggiustamenti migliori, ma non eseguibili fuori di certe congiunture propizie. Potrebbe anco darsi che assai piú largo fosse il campo delle operazioni e che si potesse operare in Lombardia o in Napoli, perché esosa è l’oppressione tedesca e tremenda la borbonica e, mutando essere P Italia del mezzo, è difficile che si mantengano. Verificandosi il primo caso, dovranno i popoli circompadani ricordarsi che il voto libero dei popoli e del parlamento, con cui si fondava il trono dell’alta Italia, non fu annullato dalla violenza. A ogni modo l’instituzione di un regno settentrionale che comprendesse tutta la regione aquilonare della penisola, o quella di un regno centrale che maritasse le foci dell’Arno e del Tevere, sarebbero progressi fortunati a cose maggiori. Né è credibile che Vittorio Emanuele si lasci sfuggir l’occasione di vendicare sull’oste barbarica le sventure e la morte del padre. E chi può dubitare che, se i napoletani abbisognano del suo braccio per riscuotersi, egli non sia per accorrere al loro grido, procacciandosi la gloria simboleggiata nell’antico Ercole che scorreva la patria per liberarla dai mostri e dai tiranni che la guastavano? E facendolo, non uscirebbe dall’ ufficio egemonico, a cui si aspetta il redimere la nazione non solo dai nemici esterni ma eziandio dai domestici, e preservarne la libertá non meno che l’indipendenza. Io tocco queste contingenze perché bisogna prevedere tutti i casi e premeditare tutti i partiti possibili; ché, quanto all’elezione, il Piemonte dovrá pigliar regola dalle circostanze, tenendo però fermo in ogni occorrenza questo punto capitale: che il nuovo assetto scemi le divisioni politiche; perché, se in vece le accrescesse, avrebbe corta vita, peggiorerebbe le condizioni d’Italia e sarebbe di certo pregiudizio (non ostante i vantaggi apparenti) ai governi che ci partecipassero.

Quanto è verosimile che la Francia non s’indurrebbe a far buoni tali ordini, se il Piemonte proponendoli non fosse