Pagina:Giosuè Borsi - Lettere dal fronte, 1918.djvu/79

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reduci di Santa Lucia. Ieri parlammo con un alpino, che ci descrisse l’accanimento mortale della lotta che si combatte là, e vedemmo passare un fantaccino che aveva avuto una scheggia di granata in una gamba. Di faccia a noi, poco sopra alla valle, presso un villaggio che non rammento come si chiama, c’è uno dei primi posti di medicazione con due magnifiche tende ospedali.

Si dice che resteremo qua vario tempo, in perfetta tranquillità, ma oggi l’aiutante maggiore diceva che forse saremo mandati sul Carso. La cosa mi sembra un po’ inverosimile, e purtroppo prevedo che staremo qua nell’inazione più di quel che non vorrei. La vita continua ad andar benone. Il tempo è magnifico e limpidissimo, cosicché lo stare in mezzo a questi monti è una vera delizia. Abbiamo certe notti di lume di luna d’una bellezza fantastica. La mattina, all’alba, si sente un po’ di freddolino, ma poi passa subito, mano a mano che il sole si eleva sull’orizzonte.

Avrei molte cose da raccontarti, da non finire più, ma la mia candela sta per consu-