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Cecco grullo 113


una serataccia come tante se ne danno nell’inverno. Neanche ad averlo fatto apposta: peggio non la potevano scegliere.

Verso le ventitre Tonino era a casa di Cecco, che diceva:

— Ma con questa stagione forse non verranno.

— Se verranno!?.... Aspetta un altro po’ e vedrai. Vengono, vengono, non dubitare.

Difatti, dopo pochi momenti c’erano tutti.

— Quando si parte, Cecco?

— Ma guarda che sughi infradiciarsi per gusto! Ma se poi ammalo e muoio, me la rifate voi la pelle?

— Non ci farebbe punto caso che tu facessi il ragazzo. Dopo averci fatti venir fin qui.... Portaci piuttosto un fiasco di vino.

Cecco andò a prenderlo, e la sua sorella gli disse:

— Cecco, fammi il piacere, non andare.

— O come devo fare? — rispose. — Maledetto me e quando dissi di sì!

— E ora digli di no....

Tonino gli andò incontro, quando scendeva la scala, e gli disse adagio:

— Via, lesto. Avviati. Io prendo la scorciatoia dietro casa, e ti aspetto alla voltata.

— Eccolo Cecco! Si credeva d’aver perso te e il vino! Beviamo e poi partenza!