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testa di quel Santo si conosce una terribilità tanto
grande, che e’ pare che la sola parola manchi ad essa;
e chi non conobbe S. Paolo, guardando questo vedrà
quel dabbene della civiltà cristiana insieme colla invitta
fortezza di quell’animo divotissimo tutto intento alle cure
della fede». — E invero dovette essere mirabile nella
gagliardia e fierezza dei tratti, nel fascino della fronte
ampia e luminosa, nella movenza solenne e nell’atteggiamento
delle labbra, da cui uscivano i tesori della
sapienza divina. Dinanzi a quella maschia figura di
apostolo dovrà arrestarsi anche il gran Michelangiolo,
e salutare in Masaccio uno de’ suoi precursori nell’arte
grandiosa e quasi scultoria del dipingere. Cosi il tempo
non ci avesse invidiato la celebre Processione dipinta
al Carmine di Firenze per la inaugurazione della chiesa;
ché il cenno datone dallo storico aretino ci dimostra
essere stata un miracolo di composizione per l’arte
con cui Masaccio seppe disporvi la folla orante, per
gli scorti di ogni maniera, pel vivo delle movenze e
per la ricca varietà e garbo del colorito!
E questa vivezza, questo movimento spontaneo delle figure, questa prontezza nel cogliere le impressioni dal vero furono le doti principalissime, che guadagnarono al Valdarnese la palma della vittoria in quel periodo di ardua transizione. Per tali ragioni è difficile ingannarsi circa i dipinti del grande artefice. Ad esempio con un diligente studio, chi non deve giudicare opera sua le pitture di San Clemente a Firenze? Ivi è l’impronta del vigoroso pennello di Masaccio, ivi l’energia dei suoi tratti.