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444 Giro del Mondo

gliela. Questo accidente sbigottì molto la nostra comitiva, ma più il Coggìa, il quale, avvegnache io dalla sera antecedente gli avessi accomodato lo schioppo, per esserne difeso in caso di bisogno; nientedimeno amò meglio riporre la sua salvezza nella velocità del cavallo, senza curar dell’ignominia del fuggire, che facendola da bravo, porre in qualche ripentaglio la vita.

Restato io, e gli atterriti Padri a far argine all’impeto de’ ladri, posi piede a terra, avendo meco lo schioppo, e pistole pronte; e lasciati essi a cavallo con cattive pistole, e sprovveduti di polvere, m’appostai a sinistra dietro alcuni sassi; aspettando così al coverto quel che farebbono i masnadieri. Ma questi, ch’erano male in arme, ed alcuni di essi con bastoni, benché in numero di dodici, non vollero cimentarsi; e torcendo il camino si posero sulla montagna, restando a noi libero il passo. Commendarono molto i Turchi il mio portamento, e molto più i Padri, i quali da allora in poi mi chiamarono, per ischerzo, Caroan-Bascì, o capo della picciola Caravana. Era io talmente sdegnato col fuggitivo Coggìa, che in pena della sua co-


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