Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/409

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Com'era Firenze 397


tista, che rimase entusiasta di Firenze. Avendo essa sentito più volte parlare della famosa luminara di Pisa, ed espresso il desiderio di vederla, quando l’anno dipoi tornò a Firenze, per ordine del Granduca le fu fatto un simulacro di tale illuminazione dalla parte opposta dell’Arno fino alla Sardigna, con le biancherie venute da Pisa. Queste biancherie erano i prospetti di legno che si metteva sulla facciata delle case, a disegno architettonico e illuminate a bicchierini - si dicevan biancherie, perchè quei telai eran tinti di bianco. L’Imperatrice si trattenne nel giardino fino a notte inoltrata, tanto le piacque la festa, e non potè fare a meno di andare a Pitti la mattina dopo, a ringraziare la Corte dello spettacolo dato in suo onore.

In questa circostanza non mancò lo spirito salace dei fiorentini nel cantare il seguente sgarbato stornello:

Fior di gramigna:
Per onorare una regal carogna,
S’è fatta una gran festa alla Sardigna.

L’imperatrice Olga fu invitata a pranzo dai Sovrani; e per quanto fosse abituata alla opulenta ricchezza della Corte russa, pur non ostante rimase stupita nel vedere lo sfarzo dei vasellami medicei, opera di Benvenuto Cellini, e di altri insigni artefici, che nessuna Corte al mondo poteva mostrare.

Arrivato il momento della partenza da Firenze, Olga di Russia con le vetture di posta che la dovevan condurre per la via di Bologna, fece una passeggiata alle Cascine, perchè prima d’andar via volle rivederle, tanto le piacevano.

Dopo la demolizione dell’arco di Santa Trinità, che si chiamava volgarmente anche l'Arco de’ pizzicotti perchè essendo stretta la strada i libertini nella folla si approfittavano per fare i pizzicotti alle donne, l’opera pubblica che fece più scalpore fu l’allargamento della Piazza del Duomo dalla parte del campanile, con la costruzione dei tre corpi di fab-