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120 GOGOL


A mano sinistra vedevasi la terra galiziana.

— Or che cosa è mai codesta? — domandava il popolo ai vecchi scorgendo nelle lontananze le vesti grigie e bianche spiccanti sul cielo, anzi simili a nuvole.

— Sono i monti Karpati! — rispondevano i vecchi; — e fra essi ve ne hanno che la neve vi dura da secoli, e le nuvole li circondano e li adombrano.

Un nuovo prodigio apparve in quel momento: le nuvole lasciarono il monte più alto, e sulla cima si potè vedere un uomo a cavallo, il quale, dopo aver guardato d’ogni parte, come per cercar cogli occhi se qualcuno non lo inseguisse, spronò frettolosamente il suo corsiere. Era lo stregone. Perchè si spaventava tanto? Dopo aver mirato con terrore il prodigioso cavaliere, egli aveva riconosciuto in lui la figura stessa, che, senza essere evocata, gli era apparsa, mentre egli faceva i sortilegi. Egli medesimo non poteva comprendere, perchè, a questa vista, tutto gli si era sconvolto nell’anima; e, guardando paurosamente, spingeva il cavallo a galoppo, mentre non era ancor giunta la sera e le stelle non spuntavano ancora. Certo, egli tornava a casa per consultare la forza impura sul significato di un simile prodigio.


XV.

Solo nella sua caverna, davanti a una lampada, era seduto l’eremita, e non levava gli occhi dai sacri libri. Da molti anni egli si era chiuso in quell’antro; vi si era costrutta una bara, ove si stendeva per dormire, a vece di letto. Il santo vecchio chiuse il libro, e cominciò a pregare... a un tratto ecco entrare un uomo dall’aspetto strano, terribile.

Il santo eremita stupì per la prima volta, e indietreggiò scorgendo quell’uomo. Egli tremava per tutta la persona come foglia di tremula; gli luccicavan gli occhi spaventosamente, gettando orribili vampe; il tremendo aspetto dava brividi sino in fondo all’anima.

— No, malfattore inaudito; per te non v’è perdonanza. Fuggi di qui! Io non posso pregare per te!

— No? — gridò il ribaldo, come pazzo.